La Riserva del Fiume Belice - Castelvetrano
Sabbia, dune che cambiano disposizione con il vento e colori ambrati da spazio desertico: siamo in Sicilia, nella Riserva Naturale Orientata che interessa la parte terminale del fiume Belice e le dune limitrofe.
Si tratta di un paesaggio ormai raro in Sicilia che copre 4 km di zona costiera fra Marinella di Selinunte e il promontorio di Porto Palo: un’area che si estende per 241 ettari, di cui 129 di riserva vera e propria separata dai restanti 112 ettari di pre-riserva grazie ad una linea ferrata in disuso. La parte più interna, dove si trovano le dune, è piuttosto arida mentre la riva del fiume rende la zona che la circonda più umida, con forti escursioni termiche fra giorno e notte, soggetta talvolta a inondazioni marine. Come arrivare
.In aereo - da aeroporto Trapani/ Birgi “Vincenzo Florio” - da aeroporto Palermo “ Falcone e Borsellino” In auto - autostrada A/29 uscita per Castelvetrano. Seguire la SS 115 per Marinella di Selinunte, distante 1 Km dalla riserva, oppure per Menfi e percorrere una delle strade consortili in direzione mare. In autobus - autoservizi AST www.aziendasicilianatrasporti.it - autoservizi Salemi www.autoservizisalemi.it - autoservizi Lumia www.autoservizilumia.it Ente gestore Provincia Regionale di Trapani Via Vito Carrera 23 Tel. 0923 873678 FLORA & FAUNA
Flora Resistere al vento, alla salsedine e alle alte temperature non è certo cosa facile per la maggior parte della vegetazione comune. La flora alla foce del Belice è composta, prima di tutto, da quelle formazioni erbacee che contribuiscono al mantenimento delle dune stesse. Dovunque vi sono dune, infatti c’è anche lo Sparto pungente, una graminacea perenne le cui alte e dense formazioni sono determinanti per evitare che la sabbia venga dispersa dal vento.
Molto si deve anche al Giglio Marino e all’Euphorbia Marittima: mantenendo stabile il terreno, esse favoriscono lo sviluppo di altre specie che, per crescere, necessitano di una base più stabile. Le peculiarità del luogo rendono l’ambiente della foce del Belice poco adatto ad accogliere ogni forma di vita. E’ per questo che vi si possono trovare solo specie che hanno imparato a sopravvivere sfruttando ogni più piccola risorsa della riserva stessa. E’ il caso, ad esempio, delle Psammofite che si sono evolute in modo da accumulare la maggior quantità d’acqua possibile e limitare contemporaneamente la traspirazione. Ogni volta che il vento le sommerge di sabbia, esse hanno la straordinaria capacità di emettere velocemente dei nuovi germogli che si allungano fino a raggiungere l’aria. La distesa di sabbia è inoltre arricchita dalla presenza del Ravastrello, della Calcatreppola e della Carota spinosa.
Le aree più vicine all’acqua ospitano invece una vegetazione caratteristica di ambienti più umidi. Qui dominano la Cannuccia palustre, una graminacea abbellita da un’infiorescenza a pannocchia grigio-violacea, il Giunco pungente, la Tifa, la Menta d’acqua, l’Equiseto: tutte specie che resistono bene in luoghi soggetti ad inondazioni. Anche più volte all’anno, può infatti accadere che l’acqua del mare penetri nella Riserva.
Nelle zone più rocciose, a ridosso della strada e della linea ferroviaria in disuso, si incontra invece la vegetazione tipica della macchia mediterranea. Fra tutto, prevalgono specie arbustive sempreverdi come la Palma Nana, l’Euforbia e l’Olivastro.
Fauna Numerose specie di uccelli scelgono la Riserva della foce del fiume Belice per la nidificazione o per la sosta in fase migratoria. Il Fratino, un piccolo uccello di ripa, preferisce costruire i propri nidi lungo il litorale sabbioso mentre la Gallinella d’acqua e il Beccamoschino prediligono le aree palustri. Durante i periodi migratori non sarà difficile alzare la testa e scorgere, nel cielo sopra la foce del Belice, Aironi, Anatidi e diversi altri trampolieri in migrazione.
Con la scomparsa del paesaggio sabbioso e dunale da molte zone della Sicilia, sono scomparsi anche numerosi invertebrati che in questi ambienti trovavano le condizioni ottimali per la loro sopravvivenza: per molti insetti che vivono tra le dune e alcune specie endemiche siciliane di coleotteri, la riserva alla foce del Belice rappresenta l’ultimo rifugio e l’ultima speranza di vita.
E’ quello che accade, ad esempio, alla Cavalletta delle graminacee che prima era molto diffusa in Sicilia e che ora vive solo in alcune spiagge dove trova cespugli di Agripiro e Ammofila. Nella riserva vive anche il Brachitripe megacefalo, la cui tana si riconosce per i caratteristici mucchietti di sabbia che accumula all’ingresso. Ma il grande vanto della riserva è la splendida Caretta Caretta, la tartaruga marina che torna sempre a depositare le proprie uova qui, dove è nata. Tutta la sua vita, compreso l’accoppiamento, si svolge in mare ma, quando devono riprodursi, si spingono sul litorale sabbioso e scavano le buche per nascondervi un cospicuo numero di uova che si schiuderanno poi dopo circa due mesi.
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